La tendenza è positiva e si è rafforzata con l'aumento dei collaboratori in home office: sempre più PMI svizzere mettono in campo misure tecniche per tutelarsi dagli attacchi informatici, come nuovi software di sicurezza, firewall, password più efficaci, backup di dati, ecc. Ma è sufficiente?
Nel 2020 un quarto delle PMI ha subito almeno un attacco, un terzo nell'anno successivo. In che misura gli attacchi informatici abbiano ripreso ad aumentare dall'inizio della pandemia è uno dei risultati dello studio rappresentativo svolto da digitalswitzerland, della Scuola universitaria professionale della Svizzera nord-occidentale, dell'Accademia svizzera delle scienze tecniche, gfs-zürich e la Mobiliare. Oltre 500 responsabili di conduzione si sono espressi sul tema dell’home office, della sicurezza informatica e della protezione dei dati. Dall'inizio della pandemia è il secondo studio di questo genere.
Lacune nella protezione informatica
«In ambito organizzativo c'è ancora molto da fare», sostiene Andreas Hölzli. Proprio là dove i criminali informatici sono soliti colpire – tra i collaboratori – si va più a rilento con la pianificazione e l'attuazione delle misure di protezione. Solo la metà delle PMI svizzere dispone di un piano di sicurezza IT e solo due quinti istruiscono regolarmente i collaboratori o conducono controlli di sicurezza informatica.
Quindi la protezione informatica non è una questione principalmente tecnica? «No», afferma Andreas Hölzli. «Le misure tecniche sono molto importanti, ma rappresentano solo un aspetto del piano di sicurezza informatica. Ci vogliono anche misure organizzative e processi sicuri.»
Ecco come le PMI, secondo lo studio attuale, si tutelano dagli attacchi informatici: la maggiore necessità d'azione si ravvisa a livello di misure organizzative:
Persone, processo, tecnica
Andreas Hölzli cita scenari tipo in cui possono svilupparsi rischi informatici: per esempio quando in un software vengono alla luce nuovi punti deboli che gli hacker possono sfruttare. Oppure quando i processi non sono chiaramente definiti e gli ex collaboratori hanno ancora accesso ai sistemi aziendali. In alternativa subentra il fattore umano: con i ritmi frenetici della vita quotidiana, è facile per i collaboratori dimenticarsi di verificare con attenzione il mittente di un'e-mail e cadere nella trappola del phishing.
Collaboratori all'altezza delle sfide
Quali sono le misure utili per ridurre anche i rischi informatici non tecnici? «La cosa più importante è sensibilizzare costantemente i collaboratori», sostiene Andreas Hölzli. «Basta una persona incauta o ignara che digiti i suoi dati nel luogo sbagliato e il danno è fatto.» Una PMI può affrontare il problema internamente, oppure affidarsi a fornitori esterni come la Mobiliare, che erogano formazioni sul tema in formato virtuale, incluse simulazioni di phishing.
Essere preparati
Sostenere e rafforzare le PMI a fronte delle sfide digitali: è questo l'obiettivo del secondo studio su home office e sicurezza informatica dall'inizio della pandemia, al quale hanno partecipato oltre 500 PMI di tutta la Svizzera. Lo studio è stato condotto da digitalswitzerland, dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera nord-occidentale, dall'Accademia svizzera delle scienze tecniche, gfs-zürich e la Mobiliare. I risultati dello studio sono disponibili su www.mobiliare.ch/studio-pmi con grafici, articoli supplementari e guide alla sicurezza informatica.